Cardinale ungherese. Consacrato sacerdote nel 1915, nel 1944 fu nominato vescovo
di Veszprém e nello stesso anno venne imprigionato dagli invasori
tedeschi per la sua opposizione al Nazismo. Liberato in seguito a sommosse
popolari in suo favore, nel 1945 divenne arcivescovo di Strigonia. Nel 1946 fu
nominato da Pio XII cardinale primate d'Ungheria, titolare della chiesa di Santo
Stefano al Celio. Irriducibile avversario del regime comunista e deciso
sostenitore della libertà dell'educazione e della scuola, fu arrestato
nel 1949 - con l'accusa di alto tradimento, spionaggio, traffico illecito di
valuta - e condannato all'ergastolo. Scarcerato nel 1955, visse confinato sino
alla rivoluzione dell'ottobre 1956, quando rientrò in possesso della sua
sede; riprese allora la propria battaglia anticomunista e rivendicò i
diritti, anche patrimoniali, della Chiesa cattolica. In seguito all'intervento
sovietico, che pose fine alla rivolta, e alla costituzione del Governo Kadar, si
rifugiò nella sede diplomatica statunitense a Budapest, dalla quale
continuò a opporsi con intransigenza a ogni avvicinamento della Chiesa al
Governo comunista. Nel 1963 la Santa Sede, interessata a normalizzare i propri
rapporti col Governo ungherese, diede inizio a trattative per convincere
M. a lasciare il suo rifugio. Solo nel 1971
M. accettò
l'amnistia offerta dal Governo, e si trasferì prima a Roma, poi a Vienna
(Csehimindszent, Szombathely 1892 - Vienna 1975).